Wishful Thinking
A sincere wish for those who choose clarity in times of change
We have reached the end of a long, intense and at times arduous journey. A journey that, as often happens in the markets, has been accompanied by significant numbers, double-digit performances, and usual background noise produced by the great global strategists, always ready to churn out forecasts that will inevitably be forgotten.
But this has not only been a year of markets.
Above all, it has been a year of life.
I reach this milestone feeling genuinely tired, worn out and out of breath. Yet I also feel deeply satisfied. It is a different kind of tiredness, not the kind that leaves you feeling drained, but comes when you have given everything you had, when you have left no stone unturned, when you know you have held your head high every day, even when it would have been easier to bow it.
Those who have been following me for some time, here on the DTI newsletter (sign up here, if you haven’t already done so.), on LinkedIn, or in real life, know this has been an extremely complex year. A year in which I had to face real difficulties, without safety nets, without shortcuts, often with my bare hands. I took some blows, some unexpected, others painfully predictable. I experienced moments when the path seemed to bend under the weight of scenarios that could have changed everything. Yet, even when the road became winding, I tried to keep my shoulders straight, not to back down, not to betray what I believe in.
It’s the long and hard road on the path of awareness.
Aware of my limitations, my mistakes, my fragilities and precisely for this reason, paradoxically, more solid. Because I know that, in my own small way, I made it through this time too. Not because everything went well, but because I didn’t stop when it would have been legitimate to do so.
I have never been a presumptuous person. Those who know me know this. I always put a «I think» or «I hope» in front of my statements, because I have learned that reality must be respected, observed, understood. I live with my feet firmly on the ground and have never liked flights of fancy, either in the markets or in life.
However, if there is one characteristic I recognize in myself without false modesty, it is stubbornness. The silent force that pushes you to improve every day, even when no one is watching. The desire to stand out in the right way, to be noticed for your worth, without arrogance, without shortcuts, without the need to please. It is the same strength that I hope to convey to those who cross my path, to those who come after me, to those who are perhaps just starting out today and feel lost. It is the strength that I jealously guard in order to face the difficulties, I know await me.
Because I’m the first to say it: I have not done anything yet. The best and the hardest, is yet to come. 2026 will be a big year, a real make-or-break year and I’m fully aware of that. But that’s precisely why I will face it with enthusiasm, trying to keep anxiety at bay, which is always there, punctual, knocking on the door like a bad advisor ready to make you doubt everything.
To those who are experiencing a time of great change, to those who feel suspended between what has been and what is not yet, I wish you a 2026 full of courage. Face it by thinking about the good things to come, because I have learned positive thoughts are not naivety, but seeds. And often, if nurtured with patience, they sprout.
See you in 2026!
Siamo arrivati alla fine di un viaggio lungo, intenso, a tratti faticoso. Un viaggio che, come spesso accade sui mercati, è stato accompagnato da numeri importanti, performance a doppia cifra e dal consueto rumore di fondo prodotto dai grandi strategist globali, sempre pronti a sfornare previsioni che, puntualmente, finiranno per essere dimenticate con il cambio di calendario.
Ma questo non è stato solo un anno di mercati.
È stato soprattutto un anno di vita.
Arrivo a questo traguardo sinceramente stanco, provato, con il fiato corto. Eppure, anche profondamente soddisfatto. È una stanchezza diversa, non quella che svuota, ma quella che arriva quando hai dato tutto quello che avevi, quando non hai lasciato nulla di intentato, quando sai di esserti presentato ogni giorno a testa alta, anche quando sarebbe stato più semplice abbassarla.
Chi mi segue da tempo, qui sulla newsletter DTI (iscrivetevi qui, nel caso non l’avete ancora fatto), su LinkedIn o nella vita reale, sa che questo è stato un anno estremamente complesso. Un anno in cui ho dovuto affrontare difficoltà vere, senza reti di protezione, senza scorciatoie, spesso a mani nude. Ho preso schiaffi, alcuni inattesi, altri dolorosamente prevedibili. Ho vissuto momenti in cui il percorso sembrava piegarsi sotto il peso di scenari che avrebbero potuto cambiare tutto. Eppure, anche quando la strada si faceva tortuosa, ho cercato di mantenere le spalle dritte, di non arretrare, di non tradire ciò in cui credo.
E’ la lunga e dura strada sul sentiero della consapevolezza.
Consapevole dei miei limiti, dei miei errori, delle mie fragilità, e proprio per questo, paradossalmente, più solido. Perché so che, nel mio piccolo, anche questa volta ce l’ho fatta. Non perché tutto sia andato bene, ma perché non mi sono fermato quando sarebbe stato legittimo farlo.
Non sono mai stato una persona presuntuosa. Chi mi conosce lo sa. Metto sempre un «penso che» o un «spero che» davanti alle mie affermazioni, perché ho imparato che la realtà va rispettata, osservata, capita. Vivo con i piedi ben piantati a terra e non ho mai amato i voli pindarici, né sui mercati né nella vita.
Se però c’è una caratteristica che mi riconosco senza falsa modestia, è la caparbietà. Quella forza silenziosa che ti spinge a migliorarti ogni giorno, anche quando nessuno guarda. Quella voglia di emergere nel modo giusto, di farsi notare per il valore che si porta, senza arroganza, senza scorciatoie, senza bisogno di compiacere. È la stessa forza che spero di riuscire a trasmettere a chi incrocerà il mio percorso, a chi verrà dopo di me, a chi oggi magari è all’inizio e si sente spaesato. È la forza che custodisco gelosamente per affrontare le difficoltà che so già mi attendono.
Perché sono il primo a dirlo: non ho ancora fatto nulla. Il bello, e il difficile, deve ancora arrivare. Il 2026 sarà un anno decisivo, un vero anno del tutto o niente e ne sono pienamente consapevole. Ma proprio per questo lo affronterò con entusiasmo, cercando di tenere a bada l’ansia, che è sempre lì, puntuale, a bussare alla porta come una cattiva consigliera pronta a farti dubitare di tutto.
A chi sta vivendo un momento di grande cambiamento, a chi si sente sospeso tra ciò che è stato e ciò che ancora non è, auguro un 2026 pieno di coraggio. Di affrontarlo pensando alle cose belle che verranno, perché ho imparato che i pensieri positivi non sono ingenuità, ma semi. E spesso, se curati con pazienza, germogliano.
Ci vediamo nel 2026!
