DAX as Deception
ATH but something doesn't add up: index is doped by dividends showing German blue chips have not risen in price in the past 20 years
Memorable days we are witnessing in 2023. Last week (Friday, 19) all-time highs for DAX index were reached and exceeded, after 546 days, 18 months, 1.5 years. Everything perfect? Apparently yes but not for us. Let’s dig in.
DAX, which stands for Deutsche Aktienindex, takes into account the performance of 40 largest companies listed on the regulated market of Frankfurter Wertpapierbörse (FWB®, Frankfurt Stock Exchange) that meet certain minimum quality and profitability requirements. Component selection is based on free float market capitalization. DAX is calculated primarily as a performance index and is therefore one of the few major country indices also takes dividend yields into account, thus fully reflecting the actual performance of an investment in the index portfolio. The basic criteria for companies to be included in the DAX are: existing listing on FWB's regulated market, continuous trading on Xetra®, minimum free float of 10%, registered or operational headquarters in Germany, and timely publication of annual, semi-annual, and quarterly audited financial reports.
To be included in the DAX, a company that is not yet an index constituent must meet the following minimum FWB liquidity requirement: minimum order book volume in the past 12 months of €1 billion or turnover rate of 20%. A company is already an index component must have a minimum FWB order book volume in the past 12 months of at least €0.8 billion or a 10% turnover rate. To be eligible for the DAX, companies that are not constituents at time of ranking must have positive EBITDA for the past two fiscal years. Selection of index constituents is based on free float market capitalization. Index composition is reviewed quarterly under Fast Exit and Fast Entry rules and semi-annually under Regular Exit and Regular Entry rules. The index weighting of a single stock is limited to 10%.
So far, so good, were it not for the deception of dividends: in fact, index has been in the window for the entire year since its inception. To put things in perspective, without dividends the index would be at 2000s levels, incorporating no significant price increases within the basket of German blue chips. Truly a staggering figure. But then what are we to believe, dividends or net assets? Let's say that allocation criteria within the index are very strict but also impose a pedigree on the part of participants: this causes, as already the case with Dow Jones Industrial Average, these sectoral baskets to be tweaked upward to always show the best companies in the market. The logic of buying and selling and opportunism on which the markets are based would actually dictate different mechanisms, but we know the companies that control exchanges of the major financial centers must produce profits and show attractiveness to retail customers and large institutions. There is no what is better and what is worse, we need to be able to recognize context in which we are working. But that is not all.
Giornate memorabili quelle a cui stiamo assistendo nel 2023. La settimana scorsa (Venerdì 19 Maggio, ndr) sono stati raggiunti e superati i massimi storici dell’indice DAX, dopo 546 giorni, 18 mesi, 1,5 anni. Tutto perfetto? Apparentemente si ma non per noi. Scaviamo a fondo.
Il DAX, acronimo di Deutsche Aktienindex, tiene conto della performance delle 40 maggiori società quotate sul mercato regolamentato della Frankfurter Wertpapierbörse (FWB®, la Borsa di Francoforte) che soddisfano determinati requisiti minimi di qualità e redditività. La selezione dei componenti si basa sulla capitalizzazione di mercato del flottante. Il DAX è calcolato principalmente come indice di performance ed è quindi uno dei pochi indici dei principali Paesi che tiene conto anche dei rendimenti da dividendi, riflettendo così appieno la performance effettiva di un investimento nel portafoglio dell'indice. I criteri di base per l'inclusione delle società nel DAX sono: quotazione esistente sul mercato regolamentato della FWB, negoziazione continua su Xetra®, flottante minimo del 10%, sede legale o operativa in Germania, pubblicazione tempestiva di relazioni finanziarie annuali, semestrali e trimestrali certificate.
Per essere inclusa nel DAX, una società che non è ancora una componente dell'indice deve soddisfare il seguente requisito minimo di liquidità FWB: volume minimo del portafoglio ordini negli ultimi 12 mesi di 1 miliardo di euro o tasso di turnover del 20%. Una società già componente dell'indice deve avere un volume minimo di portafoglio ordini FWB negli ultimi 12 mesi di almeno 0,8 miliardi di euro o un tasso di rotazione del 10%. Per essere ammesse al DAX, le società che non sono componenti al momento della compilazione della graduatoria devono presentare un EBITDA positivo negli ultimi due esercizi. La selezione dei componenti dell'indice si basa sulla capitalizzazione di mercato del flottante. La composizione dell'indice viene rivista trimestralmente in base alle regole di Fast Exit e Fast Entry e semestralmente in base alle regole di Regular Exit e Regular Entry. La ponderazione dell'indice di una singola azione è limitata al 10%.
Fin qui tutto perfetto, se non fosse per l’inganno dei dividendi: l’indice infatti è in vetrina per tutto l’anno, dalla sua nascita. Per mettere le cose in prospettiva, senza dividendi l’indice risulterebbe sui livelli degli anni 2000, non inglobando nessun aumento significativo di prezzo all’interno del paniere delle blue chip tedesche. Davvero un dato sconcertante. Ma allora a cosa dobbiamo credere, ai dividendi o agli asset netti? Diciamo che i criteri di assegnazione all’interno dell’indice sono molto rigidi ma impongono anche un pedigree da parte dei partecipanti: questo fa si che, come accade già al Dow Jones Industrial Average, questi panieri settoriali vengano ritoccati al rialzo per mostrare sempre le migliori compagnie sul mercato. Le logiche di compravendita e di opportunismo su cui sono fondati i mercati in realtà imporrebbero meccanismi diversi ma sappiamo bene che le aziende che controllano le borse delle principali piazze finanziarie debbano produrre utili e mostrare attrattiva per clienti al dettaglio e grosse istituzioni. Non c’è cosa è meglio e cosa è peggio, bisogna saper riconoscere il contesto in cui stiamo lavorando. Ma non è tutto.
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