Dear readers,
In this article, I’m pleased to welcome a sharp and deeply knowledgeable writer: The Econolog, one of the most astute and authoritative independent writers on Substack. Behind this pseudonym lies a professional with over twenty-five years of experience in the financial markets as a portfolio manager, strategist and consultant, but above all, a free, clear-headed and critical thinker.
His voice stands out for his courage in raising uncomfortable questions, his ability to identify what isn’t working in projects imposed from above and his rare ability to observe the world with what I call active critical thinking: not a simple polemical or defeatist attitude, but a true form of vigilant intelligence, capable of generating new perspectives and stimulating deep reflection.
In the following piece, The Econolog tackles one of Italy's most controversial and debated infrastructure projects: construction of the bridge over the Strait of Messina. His analysis, which is accurate, well-documented and unsettling, doesn’t merely question the economic and engineering sustainability of the project, but raises much broader questions about the very meaning of a vision of development that often seems to ignore context, priorities and, above all, reality.
It is precisely this kind of perspective I believe is essential to cultivate: a lateral, independent vision, capable of reading between the lines and questioning dominant narratives. At a time when conformism is often passed off as rationality, giving space to critical voices such as The Econolog is a necessary act.
Enjoy the read.
Gentili lettori,
In questo articolo ho il piacere di ospitare una penna affilata e profondamente competente: The Econolog, scrittore indipendente tra i più attenti e autorevoli su Substack. Dietro questo pseudonimo si cela un professionista con oltre venticinque anni di esperienza nei mercati finanziari come gestore di portafoglio, strategist e consulente, ma soprattutto un pensatore libero, lucido e critico.
La sua voce si distingue per il coraggio di sollevare domande scomode, per la capacità di cogliere ciò che non funziona nei progetti calati dall’alto, e per la rara abilità di osservare il mondo con quello che io chiamo pensiero critico attivo: non un semplice atteggiamento polemico o disfattista, ma una vera e propria forma di intelligenza vigile, capace di generare nuove prospettive e stimolare riflessioni profonde.
Nel pezzo che segue, The Econolog affronta uno dei progetti infrastrutturali più controversi e discussi d’Italia: la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. La sua analisi, puntuale, documentata, spiazzante, non si limita a mettere in discussione la sostenibilità economica e ingegneristica dell’opera, ma solleva interrogativi ben più ampi sul senso stesso di una visione di sviluppo che sembra spesso ignorare il contesto, le priorità e, soprattutto, la realtà.
È proprio questo tipo di sguardo che ritengo fondamentale coltivare: una visione laterale, indipendente, capace di leggere il non detto e di mettere in discussione le narrative dominanti. In un tempo in cui il conformismo viene spesso spacciato per razionalità, dare spazio a voci critiche come quella di The Econolog è un atto necessario.
Buona lettura.
Europe's thousand-year dream: connecting Sicily to the continent
The NATO Summit held in The Hague on June 24-25 marked a significant moment for the defense partners. Going into the meeting, the atmosphere among European participants was tense. U.S. President Donald Trump had repeatedly called them out for their scant contributions to the alliance, noting that the U.S. plowed in about 65% of NATO’s budget (3.4% of GDP in 2024). The majority of countries didn’t even meet the goal of 2% of GDP for military spending which had been agreed at the 2014 Wales Summit.
Apart from financial considerations, many countries worried about the commitment of the U.S. to Article 5 of the treaty, the core of NATO – according to which an attack against one Ally is considered as an attack against all Allies, which allows a collective response. And European partners remembered that NATO summits during Trump’s first term hadn’t gone particularly well.
The tone and the agenda at the summit reflected those worries. The summit was shortened to only 24 hours to prioritize an agreement on common spending. Secretary General Mark Rutte called Trump «daddy» in a press conference, demonstrating deference. In intense behind-the-scenes maneuvering, he got key dissenters aligned, including France and Spain.
In the end, NATO leaders agreed to pump up defense spending to 5% of GDP by 2035. Probably even Donald Trump was surprised about that outcome. He had put out the number before the summit as a stretch target, in his typical negotiations tactics, hoping for 3% or maybe 4%. But this time, he had the momentum going in his favor, in particular with Germany and U.K. anxious to raise defense capabilities towards what they believed was a Russian threat. Of the overall 5%, 3.5% are supposed to go into core military assets (fighter planes, munitions, etc.), and 1.5% into supplementary infrastructure like cybersecurity and Ukraine aid.
The big question that now arises – what exactly will count into supportive infrastructure? The answer may breed a new level of grift and abuse in the Union: the Messina bridge
Connecting Sicily to the continent has been a dream of millennia. The Messina Strait is 32 km/ 20 miles long, 3 km wide at the narrowest point, and water depth is up to 250 meters. Already the ancient Romans drew up the first plans, based on a connection of vessels and floating barrels. The idea proved unpractical because it blocked an important waterway. Over the centuries, more ideas were floated but vanished – a series of bridges, tunnels, suspension bridges – all of them technologically unfeasible for their time or prohibitively expensive.
Finally, in the 20th century, a state-owned administrative company was set up, the Stretto di Messina/ Messina Strait Company with a concession to build and operate a road and rail link. Danish architects Dissing+Weitling, specialists in mega-bridges, provided plans for the mother of all bridges: a record-breaking suspension span of 3,300 meters; the two land-based pillars have a height of 382 meters, higher than the Empire State Building or the Eiffel Tower; a vertical clearance of 65 meters for navigation; three lanes of motor traffic each way; two train lanes and two pedestrian lanes.
Il sogno millenario dell’Europa: collegare la Sicilia al continente
Il vertice NATO tenutosi all'Aia il 24-25 Giugno ha segnato un momento significativo per i partner della difesa. All'inizio dell'incontro, l'atmosfera tra i partecipanti Europei era tesa. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva ripetutamente criticato i loro scarsi contributi all'alleanza, sottolineando che gli Stati Uniti avevano investito circa il 65% del bilancio della NATO (3,4% del PIL nel 2024, ndr). La maggior parte dei paesi non ha nemmeno raggiunto l'obiettivo del 2% del PIL per le spese militari che era stato concordato al vertice del Galles del 2014.
Oltre alle considerazioni finanziarie, molti paesi erano preoccupati per l'impegno degli Stati Uniti nei confronti dell'articolo 5 del trattato, il cuore della NATO, secondo il quale un attacco contro un alleato è considerato un attacco contro tutti gli alleati, il che consente una risposta collettiva. E i partner Europei hanno ricordato che i vertici NATO durante il primo mandato di Trump non erano andati particolarmente bene.
Il tono e l'agenda del vertice riflettevano queste preoccupazioni. Il vertice è stato abbreviato a sole 24 ore per dare priorità a un accordo sulla spesa comune. Il segretario generale Mark Rutte ha chiamato Trump «papà» in una conferenza stampa, dimostrando deferenza. Con intense manovre dietro le quinte, ha allineato i principali dissidenti, tra cui Francia e Spagna.
Alla fine, i leader della NATO hanno concordato di aumentare la spesa per la difesa al 5% del PIL entro il 2035. Probabilmente anche Donald Trump è rimasto sorpreso da questo risultato. Aveva indicato questa cifra prima del vertice come obiettivo ambizioso, con la sua tipica tattica negoziale, sperando di ottenere il 3% o forse il 4%. Ma questa volta aveva il vento in poppa, in particolare con la Germania e il Regno Unito ansiosi di aumentare le capacità di difesa verso quella che ritenevano essere una minaccia russa. Del 5% complessivo, il 3,5% dovrebbe essere destinato alle risorse militari fondamentali (aerei da combattimento, munizioni, ecc.) e l'1,5% alle infrastrutture supplementari come la sicurezza informatica e gli aiuti all'Ucraina.
La grande domanda che ora sorge spontanea è: cosa rientrerà esattamente nelle infrastrutture di supporto? La risposta potrebbe generare un nuovo livello di frodi e abusi nell'Unione: il ponte di Messina
Collegare la Sicilia al continente è stato un sogno millenario. Lo stretto di Messina è lungo 32 km, largo 3 km nel punto più stretto e profondo fino a 250 metri. Già gli antichi romani elaborarono i primi progetti, basati su un collegamento di navi e barili galleggianti. L'idea si rivelò impraticabile perché bloccava un'importante via navigabile. Nel corso dei secoli sono state avanzate altre idee, ma tutte sono svanite nel nulla: una serie di ponti sospesi, gallerie, tutti tecnologicamente irrealizzabili per l'epoca o proibitivi dal punto di vista economico.
Finalmente, nel XX secolo, è stata costituita una società amministrativa statale, la Stretto di Messina/Messina Strait Company, con la concessione di costruire e gestire un collegamento stradale e ferroviario. Gli architetti danesi Dissing+Weitling, specializzati in mega-ponti, fornirono i progetti per il ponte più grande di tutti: una campata sospesa da record di 3.300 metri; i due piloni terrestri hanno un'altezza di 382 metri, superiore a quella dell'Empire State Building o della Torre Eiffel; un'altezza libera di 65 metri per la navigazione; tre corsie di traffico automobilistico in ciascuna direzione; due corsie ferroviarie e due corsie pedonali.
All good then?
The odds are formidable. The Messina Strait is a geologically active area with fault lines in parallel to both shores. In 1908, an earthquake hit the region with magnitude 7.1, resulting in 80,000 casualties, one of Europe’s most lethal natural disasters.
Those complexities have been driving up costs. In 2005, construction costs were estimated at 3.9 billion euros. Work was abandoned. The following government under Silvio Berlusconi restarted it in 2008, while costs were revised to 6.1 billion euros. In 2013 it was shut down again because of a lack of funding. The EU was hesitant to step in – the bridge crosses a major bird migration route which didn’t sit well with environmentalists at the EU which has imposed strict protection protocols.
But now, the tide is shifting. Italy’s Prime Minister Giorgia Meloni has developed a new strategy to finally implement the project. She repositioned the Messina Bridge as a key asset in Europe’s military infrastructure, called «the EU Military Mobility Action Plan» – supposed to enable quick movement of troops along key axes across Europe.
The repositioning completely changes the dynamics for approval and construction on both Italian and EU levels. It would count as part of Italy’s obligations to meet EU defense spending targets. Because of its dual-use purpose, it would open EU support through the bloc’s regional development funds. Those funds were created to speed up the development of economically lagging regions like Southern Italy. And it would certainly help dealing with environmental considerations of the EU bureaucracy.
The world’s mega-bridges connect economic hubs – the Golden Gate Bridge of San Francisco, the world’s most vibrant tech cluster; Denmark’s Oresund bridge, serving a densely populated and economically prosperous Scandinavian region; the Danyang-Kunshan Grand Bridge in China, part of the Beijing-Shanghai connection which has already become the world’s largest industrial cluster; the Akashi Kaikyo Bridge (Pearl Bridge; currently the longest suspension bridge) in Japan near Kobe. Those are economic power hubs and they need connections to grow and thrive. In the human body, arteries are the thickest near the heart.
In stark contrast, the European Southern periphery is in decline. The population in Italy, Spain, and Greece is shrinking. People are moving from the southern parts of those countries up north or to industrial hubs. I drove down a Spanish motorway in Andalusia during the peak of Spain’s real estate bubble (which was worse than the bubble in the U.S.) – a brand-new road, billboards at every exit praising EU development funds for financing the road, but it was almost empty, ghost villages left and right. Similarly, traffic over the Charilaos Trikoupis Bridge (built in 2004 with a 2,250 meter suspension span) which connects the Peloponnese Peninsula (another region suffering from migration away) to Greek mainland is below expectations.
Tutto bene allora?
Lo Stretto di Messina è un'area geologicamente attiva con faglie parallele a entrambe le sponde. Nel 1908, un terremoto di magnitudo 7,1 colpì la regione, causando 80.000 vittime, uno dei disastri naturali più letali d'Europa.
Queste complessità hanno fatto lievitare i costi. Nel 2005, i costi di costruzione erano stimati in 3,9 miliardi di euro. I lavori furono abbandonati. Il governo successivo guidato da Silvio Berlusconi li riprese nel 2008, mentre i costi furono rivisti a 6,1 miliardi di euro. Nel 2013 il progetto fu nuovamente interrotto a causa della mancanza di fondi. L'UE era riluttante a intervenire: il ponte attraversa un'importante rotta migratoria degli uccelli, cosa che non andava bene agli ambientalisti che hanno imposto rigidi protocolli di protezione.
Ma ora la situazione sta cambiando. Il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha sviluppato una nuova strategia per realizzare finalmente il progetto: ha riposizionato il ponte di Messina come una risorsa chiave nell'infrastruttura militare Europea, denominata «Piano d'azione per la mobilità militare dell'UE», che dovrebbe consentire il rapido spostamento delle truppe lungo assi chiave in tutta Europa.
Il riposizionamento cambia completamente le dinamiche di approvazione e costruzione sia a livello italiano che europeo. Entrerebbe a far parte degli obblighi dell'Italia di raggiungere gli obiettivi di spesa per la difesa dell'UE. Grazie al suo duplice scopo, otterrebbe il sostegno dell'UE attraverso i fondi di sviluppo regionale del blocco. Tali fondi sono stati creati per accelerare lo sviluppo delle regioni economicamente arretrate come il Sud Italia. E aiuterebbe sicuramente ad affrontare le considerazioni ambientali della burocrazia dell'UE.
I mega-ponti del mondo collegano i centri economici. Il Golden Gate Bridge di San Francisco, il cluster tecnologico più vivace del mondo, il ponte di Oresund in Danimarca, che serve una regione scandinava densamente popolata ed economicamente prospera, il grande ponte Danyang-Kunshan in Cina, parte del collegamento Pechino-Shanghai che è già diventato il più grande cluster industriale del mondo, il ponte Akashi Kaikyo Pearl Bridge, attualmente il ponte sospeso più lungo in Giappone, vicino a Kobe. Questi sono centri di potere economico ed hanno bisogno di collegamenti per crescere e prosperare. Nel corpo umano, le arterie sono più spesse vicino al cuore.
In netto contrasto, la periferia meridionale dell'Europa è in declino. La popolazione in Italia, Spagna e Grecia sta diminuendo. Le persone si stanno spostando dalle zone meridionali di questi paesi verso nord o verso i centri industriali. Ho percorso un'autostrada spagnola in Andalusia durante il picco della bolla immobiliare spagnola (che è stata peggiore di quella statunitense, ndr): una strada nuova di zecca, cartelloni pubblicitari ad ogni uscita che elogiavano i fondi di sviluppo dell'UE per il finanziamento della strada, ma era quasi deserta, con villaggi fantasma a destra e a sinistra. Allo stesso modo, il traffico sul ponte Charilaos Trikoupis (costruito nel 2004 con una campata sospesa di 2.250 metri) che collega la penisola del Peloponneso (un'altra regione che soffre di emigrazione, ndr) alla Grecia continentale è inferiore alle aspettative.
The elephant in the room
Southern Italy has another problem which is already rearing its ugly head. Ferry company Caronte & Tourist dominates ferry services across the strait. In 2021, it was put under judicial administration because organized crime had deeply infiltrated the company. «Cosa Nostra» operates on Sicily; «‘Ndrangheta» in Calabria. Both organizations have long pervaded construction, waste management, transport, and tourism. After several spectacular busts of Italian law enforcement, the Cosa Nostra’s significance has declined (in an intercepted call, a mafia boss lamented, «We used to be number one, now we’re just gypsies», but ‘Ndrangheta just seems to get ever stronger.
In other police wiretaps, mob bosses of the Cosa Nostra and ‘Ndrangheta were found discussing contracts for the bridge. At such a large and complex project, with layers of service companies and thousands of subcontractors, there’s a huge opportunity for organized crime to gain control of transport services, logistics, employment, and material supplies; and use those services for money laundry of other operations like drug trafficking. A 2025 threat assessment report found that Cosa Nostra was regaining strength; getting a leg into a project worth 13.5 billion euros could bring it back onto the main stage.
If implemented, controls will need to be comprehensive in order to minimize the possibility of infiltration into one of the largest connection projects in the world.
A bridge too far?
There’s never been that much momentum behind Italy’s century-old dream. The NATO Summit at the end of June resulted in huge extra defense budgets. If the EU agrees to Meloni’s stretch interpretation of military infrastructure, funding is finally secured, the key obstacle in the past. The engineering challenges can be overcome – large bridges have been built in other areas exposed to earthquake risks. Still, the planners will have some rework to do. Container ships have grown a lot since construction plans were finalized, and the largest vessels headed for the South’s key terminal Gioia Tauro won’t be able to pass underneath the bridge but will have to sail the long way around Sicily.
Giorgia Meloni was long a fierce critic of EU Commission President Ursula von der Leyen, leading a conservative renaissance together with other European leaders like Hungary’s Viktor Orban. But behind the scenes, they have been patching up relations, for example to curb immigration in a deal with Tunesia. Yesterday, Meloni shot down a no-confidence vote against von der Leyen which had been brought by her own faction. The train is in motion. Let me know what you think – which forces will gain the upper hand? Does it make sense to spend that kind of money way down the periphery? Will it revive Southern Italy, the mob, or remain a vanity project?
This article doesn’t represent an endorsement, but rather the result of independent work by The Econolog. The ideas and analyses presented are in no way attributable to the operational activities of DTI. We have chosen to give space to this voice because it has always been close to the authentic spirit of our mission: offer tools to better understand the world around us. Thank you for your time.
L'elefante nella stanza
Il Sud Italia ha un altro problema che sta già mostrando il suo lato peggiore. La compagnia di traghetti Caronte & Tourist domina i servizi di traghetto attraverso lo stretto. Nel 2021 è stata sottoposta ad amministrazione controllata perché la criminalità organizzata si era profondamente infiltrata nella società. La «Mafia» opera in Sicilia, la «'Ndrangheta» in Calabria. Entrambe le organizzazioni hanno da tempo invaso i settori dell'edilizia, della gestione dei rifiuti, dei trasporti e del turismo. Dopo diversi spettacolari arresti da parte delle forze dell'ordine italiane, l'importanza di Cosa Nostra è diminuita (in una telefonata intercettata, un boss mafioso si lamentava: «Una volta eravamo i numeri uno, ora siamo solo zingari»), ma la 'Ndrangheta sembra diventare sempre più forte.
In altre intercettazioni telefoniche della polizia, i boss mafiosi di Cosa Nostra e della 'Ndrangheta sono stati sorpresi a discutere dei contratti per il ponte. In un progetto così grande e complesso, con livelli di società di servizi e migliaia di subappaltatori, c'è un'enorme opportunità per la criminalità organizzata di ottenere il controllo dei servizi di trasporto, della logistica, dell'occupazione e delle forniture di materiali, e di utilizzare tali servizi per riciclare il denaro proveniente da altre attività come il traffico di droga. Un rapporto di valutazione delle minacce del 2025 ha rilevato che la Cosa Nostra stava riacquistando forza; entrare in un progetto del valore di 13,5 miliardi di euro potrebbe riportarla sulla scena principale.
In caso di realizzazione, i controlli dovranno essere capillari per evitare al minimo le possibilità di infiltrazione, in uno dei più grandi progetti di collegamento al mondo.
Un ponte troppo lontano?
Non c'è mai stato così tanto slancio dietro al sogno secolare dell'Italia. Il vertice NATO alla fine di Giugno ha portato a enormi aumenti dei bilanci della difesa. Se l'UE accetterà l'interpretazione estensiva di Meloni delle infrastrutture militari, il finanziamento sarà finalmente assicurato, ostacolo chiave in passato. Le sfide ingegneristiche possono essere superate: grandi ponti sono stati costruiti in altre aree esposte al rischio sismico. Tuttavia, i progettisti avranno del lavoro da rifare. Le navi porta-container sono cresciute molto da quando sono stati finalizzati i piani di costruzione e le navi più grandi dirette al terminal chiave del sud, Gioia Tauro, non potranno passare sotto il ponte, ma dovranno fare il lungo giro intorno alla Sicilia.
Giorgia Meloni è stata a lungo una feroce critica della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, guidando una rinascita conservatrice insieme ad altri leader europei come Viktor Orban in Ungheria. Ma dietro le quinte, hanno ricucito i rapporti, ad esempio per frenare l'immigrazione in un accordo con la Tunisia. Recentemente Meloni ha respinto un voto di sfiducia contro von der Leyen presentato dalla sua stessa fazione. Il treno è in marcia. Fammi sapere cosa ne pensi: quali forze avranno la meglio? Ha senso spendere tutti quei soldi in una zona così periferica? Rilancerà il Sud Italia, la mafia, o rimarrà un progetto vanitoso?
Questo articolo non rappresenta un endorsement, ma il risultato del lavoro indipendente di The Econolog. Le idee e le analisi presentate non sono in alcun modo riconducibili alle attività operative di DTI. Abbiamo scelto di dare spazio a questa voce perché da sempre vicina allo spirito autentico della nostra divulgazione: offrire strumenti per comprendere meglio il mondo che ci circonda. Grazie per il tempo che ci avete dedicato.